DIETA MEDITERRANEA - ITALIANI PIU' POVERI

 GLI ITALIANI SEMPRE PIU' POVERI

E LA DIETA MEDITERRANEA  SEMPRE PIU' LONTANA


LA DIETA MEDITERRANEA

Giornata mondiale dell’alimentazione, solo il 5% degli adulti italiani segue pienamente la dieta mediterranea - un articolo dell’Istituto Superiore di Sanità

Pubblicato 15/10/2024

 La stragrande maggioranza solo in modo moderato; i dati del progetto Arianna dell’Iss

La dieta mediterranea è un modello alimentare sostenibile e sano, che però solo in pochi casi viene seguito dagli italiani in modo completo. A mostrare un’ottima aderenza è solo il 5% degli adulti, mentre la stragrande maggioranza si attesta su un livello moderato.

Questi i dati principali di un’indagine denominata Arianna (Aderenza alla Dieta Mediterranea in Italia), condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, diffusi in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione del 16 ottobre e pubblicati recentemente sulla rivista Frontiers in Nutrition

“Oggi l’aderenza alla dieta mediterranea è sempre più bassa- sottolinea Marco Silano, direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell'invecchiamento dell’Iss-. La recente letteratura scientifica, infatti, mostra un generale allontanamento dai modelli alimentari tradizionali nelle popolazioni mediterranee, compresa quella italiana, e un’aderenza alla dieta mediterranea da bassa a moderata nei Paesi del Mediterraneo negli ultimi 10 anni. Con i fenomeni dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, infatti, si è assistito ad una vera e propria transizione nutrizionale, caratterizzata da un discostamento sempre più evidente da tale modello dietetico e, al contempo, un’‘occidentalizzazione’ delle abitudini alimentari.  A confermare tale quadro a livello nazionale sono i risultati del progetto Arianna”.

 Il progetto Arianna, le donne più attente ai dettami della dieta mediterranea

L’indagine ha visto la partecipazione di 3.732 adulti volontari, di cui l'87,7% (3.273) erano donne e il 71,3% aveva un'età compresa tra i 17 e i 40 anni. La maggior parte degli intervistati (83,8%) mostrava un’aderenza moderata alla dieta mediterranea, mentre l’11,3% una bassa aderenza. Soltanto il 5% riportava un’ottima aderenza.  Le analisi condotte hanno, inoltre, consentito di individuare nel sesso femminile, in un’età inferiore ai 40 anni, nell’essere studenti o privi di occupazione e nel seguire una dieta vegana e vegetariana le caratteristiche di una maggiore aderenza a questo modello alimentare. 

In particolare, per le donne gli esperti ipotizzano che ciò che sia dovuto a una maggiore attenzione e a maggiori conoscenze sull’alimentazione rispetto agli uomini, mentre il risultato relativo ai vegetariani e vegani è legato al prevalente o esclusivo consumo di alimenti di origine vegetale, predominanti nel modello mediterraneo.

Emerge poi dalla ricerca un aspetto legato alla scarsa aderenza alla dieta mediterranea da parte di chi lavora, a tempo pieno e parziale, in quanto trascorrendo più tempo fuori casa ha meno momenti a disposizione per la preparazione dei pasti.

La dieta mediterranea, varietà e stagionalità

La dieta mediterranea è un modello alimentare, basato su varietà e stagionalità, caratterizzato da un elevato apporto di frutta e verdura, cereali (specie se integrali), legumi, olio d’oliva e frutta secca; da un moderato consumo di pesce, carne bianca, uova, latte e derivati e, infine, da un consumo limitato di carne rossa, carne processata e dolciumi. Il modello mediterraneo si accompagna anche ad abitudini e stili di vita caratterizzati da convivialità, frugalità e condivisione dei pasti, rispetto per il territorio e la biodiversità, stretto legame tra produzione delle materie prime e tradizione.

La giornata mondiale dell’alimentazione, 2,8 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso ad un’alimentazione adeguata ai loro fabbisogni

Come ricorda la Fao, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione il diritto al cibo è un diritto umano fondamentale, sancito a livello internazionale. Assicurare unicamente un’adeguata assunzione energetica per la sopravvivenza non è sufficiente. Riconoscere tale diritto, infatti, implica anche garantire un’alimentazione bilanciata, caratterizzata da un’ampia varietà di alimenti, facilmente accessibili e sicuri, in grado di fornire tutti i nutrienti necessari. Tuttavia, oggi nel mondo circa 2,8 miliardi di persone non hanno accesso ad un’alimentazione adeguata ai propri fabbisogni per condurre una vita in salute.

“Una delle più grandi sfide del nostro tempo è rappresentata dalla coesistenza di varie forme di malnutrizione, tanto da costituire un triplo onere per l’uomo (il cosiddetto triple burden of malnutrition)- conclude Marco Silano-. Negli ultimi decenni si è assistito ad un rapido incremento della malnutrizione per eccesso, con la conseguente crescente insorgenza di malattie croniche non trasmissibili e mortalità per tutte le cause. Infatti, in tutto il mondo, circa 2,5 miliardi di adulti e 37 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni sono in sovrappeso. D’altro canto, alla luce del delicato momento storico dettato dai conflitti armati in corso, il numero di persone afflitte da privazione cronica di cibo è in aumento, tanto che la malnutrizione per difetto rappresenta ancora oggi un problema drammatico. Al contempo, si registrano circa 1,6 miliardi di donne e bambini che soffrono della cosiddetta “fame nascosta”, una terza forma di malnutrizione per carenza di micronutrienti (vitamine e minerali) che, sebbene non risulti così evidente come le prime due, impedisce di condurre una vita sana”.


Gli Italiani sono sempre più poveri, e la dieta mediterranea è sempre più lontana

In Italia i cosiddetti "poveri alimentari" continuano ad aumentare; e la dieta mediterranea è seguita da sempre meno individui. Ma che sta succedendo?

Dal sito internet DISSAPORE – articolo di di Luca Venturino / 18 Ottobre 2024

Dov’è la dieta mediterranea? Spesso e volentieri nel cestino, e ancora più sovente negli scaffali o nei banchi di turno. Il quinto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid restituisce un quadro piuttosto inquietante, con gli Italiani che sono complessivamente più poveri e soprattutto sempre più distanti da quel regime alimentare che siamo convinti di padroneggiare quasi per dono divino.

Parola ai numeri, dunque. Nel 2023 sono 4,9 milioni gli Italiani – l‘8,4% della popolazione over 16 – che non hanno potuto permettersi un pasto completo ogni due giorni; mentre 2,9 milioni di Italiani (il 5,8%) non si è potuto permettere di mangiare fuori casa con parenti o amici almeno una volta al mese. E i dati, è bene notarlo, sono in crescita. 

La deprivazione alimentare materiale, precisa ActionAid, significa l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o un equivalente di origine vegetale una volta ogni due giorni; mentre quella sociale è – come suggerisce il nome – il non potersi permettere di mangiare fuori casa con amici o parenti almeno una volta al mese. E come se la cava l’Italia?

Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2022 a deprivazione alimentare materiale era scesa dal 9,9% al 7,5%, mentre quella sociale dal 6,9% al 4,8%: la lettura proposta da ActionAid è che tale contrazione, avvenuta per di più in un periodo di congiuntura economica evidentemente difficile, sia stata mossa anche e soprattutto da misure come il Reddito di cittadinanza. Sapete, quel grande ostacolo che impediva ai ristoratori di trovare personale. Ma com’è cambiata, la musica, nel 2023?

In peggio, a dire il vero. La diffusione di entrambe è aumentata di circa 1 punto percentuale, raggiungendo l’8,4% – 4,9 milioni di persone sopra i 16 anni – per la deprivazione materiale e per quella sociale il 5,8% – 2,9 milioni di italiani.

Nello stesso lasso temporale (2019-23) il numero di chi riceve aiuti alimentari Fead (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) tramite enti del terzo settore dislocati in tutta Italia è aumentato del 40%, passando da 2,08 milioni a quasi 2,91 milioni di beneficiari. E la dieta mediterranea?

Secondo l’indagine “Arianna”, recentemente condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), il problema della scarsa qualità della nutrizione riguarda sempre più Italiani: appena il 5% degli abitanti dello Stivale, di fatto, segue la dieta mediterranea.

A tal proposito sarebbe anche opportuno ricordare che l’Italia ha la maglia nera in Europa per quanto riguarda l’obesità infantile: forse continuare a tenere la testa convenientemente sotto la terra, convincendoci che a noialtri che cresciamo a pasta al sugo i problemi di peso non riguardano e che il resto del mondo non sia in grado di cucinare, non è la migliore delle idee.

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PER COMPLETARE L’ARGOMENTO HO SOTTOPOSTO L’ARGOMENTO A COPILOT – MICROSOFT EDGE -  

 LA DOMANDA:

“La dieta mediterranea è veramente stata seguita o è stata inventata?”

La risposta

La dieta mediterranea è un modello alimentare tradizionale dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, come Italia, Grecia e Spagna. È caratterizzata da un alto consumo di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, pesce, olio d'oliva e una moderata quantità di vino rosso. Questo stile alimentare è stato associato a numerosi benefici per la salute, tra cui la riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcune forme di cancro.

La dieta mediterranea non è stata "inventata" nel senso tradizionale, ma è stata osservata e studiata da nutrizionisti e scienziati a partire dagli anni '50. Il termine "dieta mediterranea" è stato coniato dal fisiologo americano Ancel Keys, che ha condotto studi epidemiologici per capire perché le popolazioni del Mediterraneo avessero tassi di malattie cardiache più bassi rispetto ad altre regioni del mondo. I risultati dei suoi studi hanno portato alla promozione di questo modello alimentare come uno dei più sani al mondo.

In sintesi, la dieta mediterranea è un modello alimentare tradizionale che è stato seguito per secoli, e la sua promozione come dieta salutare è basata su solide evidenze scientifiche.

La mia richiesta di chiarimento:

 Perchè allora le statistiche dimostrano che in Italia solo il 5% seque la dieta mediterranea

Ottima domanda! Nonostante la dieta mediterranea sia riconosciuta come uno dei modelli alimentari più sani al mondo, solo una piccola percentuale di italiani la segue pienamente. Ci sono diverse ragioni per questo fenomeno:

  1. Transizione nutrizionale: Con l'urbanizzazione e l'industrializzazione, le abitudini alimentari tradizionali sono state sostituite da modelli alimentari più occidentali, caratterizzati da un maggiore consumo di cibi processati e fast food2.
  2. Tempo e praticità: Molte persone trovano difficile seguire la dieta mediterranea a causa della mancanza di tempo per preparare pasti freschi e bilanciati. Chi lavora a tempo pieno spesso opta per pasti veloci e meno salutari.
  3. Conoscenza e consapevolezza: Non tutti conoscono bene le regole e i benefici della dieta mediterranea. C'è una mancanza di educazione alimentare che porta le persone a non seguire correttamente questo modello.
  4. Preferenze alimentari: Le preferenze personali e culturali possono influenzare le scelte alimentari. Alcuni potrebbero preferire cibi più ricchi di grassi e zuccheri rispetto agli alimenti tipici della dieta mediterranea.

Nonostante queste sfide, è importante continuare a promuovere i benefici della dieta mediterranea e incoraggiare le persone a integrarla nelle loro vite quotidiane. Se hai altre domande o vuoi approfondire qualche aspetto specifico, sono qui per aiutarti!

Ulteriore domanda:

Nell'enciclopedia TRECCANI c'è una lunga disquisizione sull'argomento Dieta Mediterranea a cura di Vito Teti. Titolo: PARADOSSI DI UN MODELLO ALIMENTARE

COPILOT:

Sì, ho trovato l'articolo di Vito Teti intitolato "Paradossi di un modello alimentare" sull'enciclopedia Treccani. Teti esplora la complessità della dieta mediterranea, discutendo come essa sia diventata un modello alimentare ideale, ma anche come sia stata soggetta a interpretazioni e mitizzazioni nel corso del tempo. L'articolo analizza le origini storiche della dieta, il suo sviluppo e la sua promozione come regime alimentare salutare, mettendo in luce i paradossi e le contraddizioni che emergono quando si cerca di unificare le diverse tradizioni alimentari del Mediterraneo sotto un unico modello.

 



IL PANE: UN BENE PREZIOSO

 IL PANE: UN BENE PREZIOSO

Nel post un video con immagini di Agricerbarin, Azienda di famiglia che si occupa di cereali e produce energia dal sole. Oggi 1 chilo di pane comune (farina di grano tenero) nelle varie Città costa da 4 a 5 euro, con prezzi diversi nelle varie Città. Trasformato (1€ = 1936,279 lire) 1 chilo di pane costa da 8 a 10.000 lire. Nell’immagine ho messo il dritto e rovescio di una moneta di 2 lire con i simboli della spiga di grano e del contadino intento ad arare. È stata coniata nel 1947. Nel 1935, quando sono nato, un chilo di pane costava 1,7 lire. Allora un manovale guadagnava 7 lire al giorno e gli operai (che avevano la fortuna di avere un lavoro) arrivavano a 200 lire al mese e la povertà era molto diffusa. “Nel corso della Seconda guerra mondiale una delle misure che fin da subito toccò la popolazione civile fu quella del razionamento. In Italia fin dall’agosto1939, quasi un anno prima dell’ingresso nel conflitto, il regime fascista aveva emanato una serie di provvedimenti relativi alla distribuzione dei generi alimentari. La legge del 6 maggio 1940 – un mese prima della dichiarazione di guerra – introdusse la carta annonaria: una tessera personale, diversa a seconda di età e condizione (malati, lavoratori dell'industria, bambini…), che disponeva il quantitativo massimo di prodotti che ciascuno poteva acquistare e consumare. I bollini venivano timbrati e ritagliati dai venditori, che in cambio distribuivano i quantitativi di merce corrispondente. Con il passare del tempo, le dosi di generi alimentari, stoffe e saponi furono ridotte, mentre i prezzi crebbero vertiginosamente, incoraggiando la diffusione della borsa nera, un mercato parallelo con prezzi ancora più spaventosi, ma che almeno permetteva di ottenere dosi superiori a quelle ridottissime garantite dallo stato. Le tessere rimasero in vigore fino al 1949, quattro anni dopo la fine del conflitto.” ( https://www.storicang.it/.../razionamenti-e-tessere...) Nel 1950 un chilo di pane costava 100 lire, un litro di latte 75 lire, un chilo di pasta 130 lire, un chilo di riso 120 lire, un chilo di carne 800 lire; con 20 lire, si prendeva il tram, con 30 lire una tazzina di caffè al bar e con 100 lire, in città, si poteva andare al cinema. Oggi 1 chilo di pane costa da 4 a 5 euro, con prezzi diversi nelle varie Città. Trasformato (1€ = 1936,279 lire) 1 chilo di pane costa da 8.000 a 10.000 lire. ASSURDO !!!!! In internet ci sono migliaia di post nei quali ci sono i prezzi per le varie confezioni di farina tipo 0 (zero) peso: 1 chilo, 5 chili, 25 chili, 1 quintale, 1 tonnellata. Non è facile determinare un prezzo, ma fatti alcuni raffronti sembra che il prezzo in chili sia di circa 1 euro. Da 1 chilo di farina si ottiene circa 1 chilo e 20 grammi di pane. Non sono in grado di determinare i costi artigianali o industriali per produrre il pane, ma ritengo sia esagerato il prezzo finale del pane per i consumatori. Ciò lo affermo in quanto nel 1950 ho aiutato il papà Lino nella prodizione del pane. La produzione giornaliera e la vendita diretta al dettaglio di 150-200 chili rappresentava un buon obiettivo per mantenere una famiglia di 5 persone. I tempi sono cambiati, allora non c’era la pubblicità, non erano necessari i rappresentanti e gli agenti di commercio gli “sponsor” e le tangenti. Per qualsiasi altro prodotto vale il medesimo ragionamento. Lo chiamiamo progresso, ma nella realtà è un regresso rispetto al passato. Pino Schiesari – ex bancario ed ex Giudice di Pace



IL PANE È IL LIEVITO DELLA VITA

 

  P  A  N  E  




IL PANE È IL LIEVITO DELLA VITA

 LA STORIA DEL PANE DALL'ANTICHITA'

Il Lievito Madre


Il pane ha origini antichissime e affonda le sue radici nell’antico Egitto, dove diversi geroglifici ne testimoniano la produzione addirittura nel 3500 a.C. Gli Egizi erano molto fantasiosi ed infatti producevano pani di varie tipologie: tondi, bucati al centro, a forma di piramide o di animali. Le prime forme di panificazione vennero poi trasmesse al popolo ebraico che diedero a questo alimento un notevole significato religioso. Anche nell’antica Grecia il pane era un elemento essenziale e divenne addirittura un oggetto di culto. Demetra, la Madre Terra, era la dea del pane al quale gli antichi Greci erano molto devoti.

Nell’antica Roma il pane veniva cotto sia nei forni privati, come quelli trovati a Pompei, che in forni pubblici. Sembra che il primo negozio di pane dell’antica Roma nacque nel 15 a.C. ed un’intera via fu dedicata a questo prezioso alimento col nome di “Panisperna”presente ancora oggi.

Nel periodo del Medioevo, in concomitanza con la diffusione sempre più ampia del cristianesimo, il pane divenne un oggetto strettamente collegato alla cristianità. Nello specifico rappresentava il simbolo della nutrizione umana, come indicato nella preghiera “Padre Nostro”, ed era considerato addirittura taumaturgico. Il pane bianco di frumento era più pregiato e quindi consumato prevalentemente dai nobili. Il popolo si “accontentava” invece del più semplice pane d’avena o di crusca.

Il pane è giunto fino ai giorni nostri ed in Italia esistono oltre 250 tipologie. Volendo fare una sorta di mappatura del pane in Italia si può partire dal pan ner della Val d’Aosta dal sapore forte e leggermente acidulo, passando per la michetta lombarda, la focaccia genovese e la biova piemontese. Il Nord-est Italia offre la biga friulana, il bovolo veneto ed il Chifel trentino. Al centro troneggia la famosissima piadina romagnola alla quale si affiancano la maremma toscana, la crescia marchigiana ed il parruozzo abruzzese e molisano. Spostandoci verso Sud troviamo il delizioso e croccante pane cafone napoletano, il pane di Altamura IGP, la pitta calabrese ed il pane di Matera IGP. Rispondono presente all’appello anche le isole con il pane casarau sardo e la mafalda siciliana.


(https://casapane.com/la-storia-del-pane-dallantichita-ad-oggi/)


Solo due ingredienti semplici, come acqua e farina, possono trasformarsi in qualcosa di veramente straordinario: il lievito madre. Chiamato anche pasta acida, o pasta madre questo composto viene nutrito regolarmente per dar inizio ad una vera e propria magia, che permetterà ai lievitati, sia dolci che salati, di crescere lentamente e nel modo giusto.

Necessita dedicare tempo al lievito, e le giuste "coccole", senza fretta per dar vita a questa meravigliosa trasformazione.

La pasta madre solida, che necessita di maggiori cure è quella che permette di ottenere il massimo risultato nelle lievitazioni più lunghe e articolate, come nel caso del panettone o della colomba.

*** 

Di seguito il link dal quale abbiamo riportato da Internet e dove trovare le informazioni sul come realizzare i prodotti da forno da ottenere con il lievito madre:

https://ricette.giallozafferano.it/Lievito-madre.html

 

Treccine con lievito madre



Focaccia integrale con lievito madre



Pane con lievito madre



Pizza con lievito madre



Cornetti con lievito madre


   

CEREALI CON RITMO E CALORE

 

CEREALI CON RITMO E CALORE

Un video ispirato dalle buffe immagini di cereali dell’archivio “Alamy” della rete internet, condito con musica ritmica che trasmette energia e calore contenuta negli alimenti stessi. 














AGRI-CER BARIN - CITTADELLA - GRANO, MAIS , SOIA

 AGRI-CER BARIN - CITTADELLA  

GRANO,  MAIS, SOIA

RIEPILOGO IMMAGINI COSTRUITE IN 3D





LA SOIA - RACCONTI VERDI - RAIPLAY

 ALLA RICERCA DEL RAMO D'ORO 

RACCONTO VERDE IN RAIPLAY

LA SOIA

Una chiara e sintetica presentazione della soia della giornalista Alessandra Viola.

Non solo benefici anche problemi.

La maggior parte della produzione è destinata all'allevamento del bestiame, in piccola parte all'alimentazione umana.

La produzione di soia è tra le cause principali di deforestazione nei paesi tropicali.

Il successo della soia si deve alla ricchezza di proteine.

Da questo legume si producono anche farine, oli, “latte”, alimenti vegetali, additivi, biocarburanti.



LA SOIA NELLA RETE INTERNET

 

LA SOIA NON È UN CEREALE

Soia: cos’è e a che serve, proprietà, benefici e idee per gustarla

È UN LEGUME

Un breve video con immagini dalla Rete internet

 


Nei post precedenti abbiamo parlato di grano e mais, mentre in questo post parliamo della soia, l’altro prodotto agricolo coltivato in grande quantità, lavorato (essiccato) nei nostri impianti e conservato nei magazzini per essere consegnato alle industrie che lo trasformano negli altri prodotti alimentari.

La soia è una pianta leguminosa le cui parti edibili sono ricche di proteine e fitoestrogeni e povere di colesterolo, dunque utili alleate nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Inoltre, fornisce un considerevole apporto proteico, soprattutto se paragonata ad altri legumi come i fagioli, i ceci e le lenticchie. I semi di soia e la farina che se ne ricava contengono infatti ben 36 g di proteine per 100 g. Questo la rende un’ottima alternativa da gustare per chi desidera ridurre o eliminare il consumo di proteine animali.

Dalla Rete Internet scegliamo l’impostazione che a questo argomento ha dato il sito MELA ROSSA in un articolo di Lorenzo Traversetti.

 Soia: cos’è

La soia o soja (il cui nome scientifico è Glycine max) è una pianta erbacea della famiglia delle leguminose originaria dell’Asia orientale, quindi a tutti gli effetti è un legume.

E’ uno dei prodotti più coltivati al mondo e la maggior parte della sua produzione è destinata all’alimentazione degli animali, mentre una parte è impiegata anche come fertilizzante e per usi industriali, essendo una pianta in grado di fissare con alta efficienza, sia l’azoto che il fosforo inorganico.

Grazie al suo profilo nutrizionale e organolettico, in Cina la soia è un pilastro dell’alimentazione ed è considerata come uno dei cinque “cibi sacri” insieme al riso, al grano, l’orzo e il miglio.



Tipi di soia: verde, rossa e gialla

Oltre alla soia gialla esistono anche quella verde, nera, rossa e gli edamame, i baccelli di soia.

 

La soia gialla è la più conosciuta e coltivata. Dalla sua lavorazione derivano prodotti come:

§  Bevande vegetali.

§  Tofu.

§  Tempeh.

§  Salse.

§  Gelati e dessert.

Invece, quella verde, chiamata anche fagiolo mung o fagiolo azuki verde, è particolarmente ricca di aminoacidi essenziali. Grazie alle piccole dimensioni, è la più utilizzata per la produzione dei germogli di soia.

Quella rossa, o fagiolo azuki rosso, oltre che per zuppe e contorni è tradizionalmente utilizzata nella cucina cinese per la preparazione di dolci.

La soia nera è la più pregiata e viene utilizzata nella medicina tradizionale cinese per stimolare le funzioni dei reni e del fegato.

Infine, c’è la soia edamame, allungata e di colore verde brillante, si consuma cotta al vapore con tutto il baccello.

Valori nutrizionali della soia

E’ una fonte di proteine (il 36%), di glucidi (il 30%), di lipidi (il 19%), inoltre, abbondano anche i sali minerali come ferro, magnesio, fosforo e potassio.

E’ anche ricca di vitamine e messa a confronto con tutti gli altri legumi, la quantità di proteine per 100 grammi è di molto superiore e questa caratteristica rende questo legume ottimo come alternativa alle proteine animali, per sostituire o diminuire il loro consumo.

Basta pensare al fatto che il contenuto proteico di 100 g di soia corrisponde, più o meno, a quello di 100 g di carne o pesce magro.

Apporta otto aminoacidi essenziali che il nostro corpo non è in grado di sintetizzare ed è povera di miotina, ma contiene lisina e leucina e percentuali alte di triptofano, precursore della serotonina e melatonina.

Una componente importante della soia è la leticina di soiaun alimento multienergetico con importanti proprietà anticolesterolo, spesso utilizzato in cucina come addensante.

Semi di soia: valori nutrizionali per 100 g

 


Benefici della soia

La soia è un alimento che apporta non pochi benefici per la salute. E’ una fonte eccellente di proteine, contiene fitoestrogeni che possono aiutare a mantenere l’equilibrio ormonale nelle donne durante la menopausa.

Gli acidi grassi polinsaturi che contiene, come l’acido linoleico e l’acido alfa-linolenico, favoriscono poi la salute del cuore. Inoltre, la soia è un’alternativa sostenibile alle proteine animali, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale della produzione alimentare.

Consumare questo alimento può anche aiutare la gestione del peso grazie alla sua ricchezza di fibre alimentari, che favorisce una sensazione di sazietà.

Anticolesterolo e benefici per la salute del cuore

Ma i benefici che offrono i semi di questa pianta asiatica non finiscono qui. Oltre ad occupare un posto rilevante nella prevenzione del tumore, gli isoflavoni presenti nella soia riducono anche i rischi di incorrere in malattie cardiovascolari.

Inoltre, grazie al suo alto contenuto di fosfolipidi insaturi, è in grado anche di determinare un abbassamento del colesterolo totale e del colesterolo LDL (quello “cattivo”).

I benefici che questo legume ha sul colesterolo e sulle LDL portano anche una riduzione, di almeno il 20%, del rischio di malattie cardiache.

 

 

 

Regolarità intestinale e controllo della glicemia

Come gli altri legumi, è un’alleata della regolarità intestinale grazie al suo contenuto di fibre alimentari.

Infatti, la presenza di fibre, insieme ad un contenuto di grassi per lo più polinsaturi, la rende anche un prezioso aiuto per tenere sotto controllo i valori di glicemia e colesterolo (anche per la presenza della lecitina).

Alleata in menopausa

La soia è molto utile in menopausa grazie alla presenza degli isoflavoni, fitoestrogeni che vanno a compensare il naturale calo degli estrogeni tipico di questa fase della vita della donna e che, per questo, contribuiscono ad alleviare i sintomi della menopausa, in particolare le vampate di calore.

Infatti, questo legume offre al nostro organismo minerali fondamentali e vitamine.

Grazie a questo mix di nutrienti e soprattutto alla presenza del calcio in grandi quantità, la soia aiuta la mineralizzazione delle ossa rivelandosi utile anche per la prevenzione dell’osteoporosi.

Infatti, l’osteoporosi è una patologia cronica, caratterizzata dalla demineralizzazione ossea, che può colpire le donne in menopausa.

 




Suggeriamo di continuare la lettura aprendo il link:

https://www.melarossa.it/nutrizione/alimenti/soia/